I luoghi del culatello

ZIBELLO: CENNI STORICI

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Le prime notizie attendibili riguardanti Zibello provengono da archivi parrocchiali del 1218 dove si racconta di una “aspra e sanguinosa” battaglia per la conquista del forte castello del paese, avvenuta fra parmensi e cremonesi da una parte, e milanesi dall’altra. Zibello era quindi sede di un importante castrum, probabilmente eretto dai romani. “E’ opinione che i Romani innalzassero una fortezza nel luogo di Zibello, di quel tempo in cui Marco Bruto era Pretore della provincia cremonese. A sussidio di siffatta opinione additerebbesi e quello de’ 4 Torrioni, alto più di 100 metri, che reggesi ancora in piedi, tuttochè bistrattato dal tempo, e le fondamenta degli altri tre, i quali sorgevano sugli angoli del castello. Si quello, e si queste vengono giudicati di costruzione romana… Gli storici sono ad una nel qualificare Zibello antico, forte, grosso ed inespugnabile castello.” Il Palazzo Pallavicino, già Palazzo Vecchio, ubicato sulla piazza principale di Zibello, rappresenta, senza ombra di dubbio, l’emergenza architettonica ed urbanistica più interessante di tutto il territorio. Il palazzo venne probabilmente costruito tra la fine del XV ed il principio del XVI dai Marchesi Pallavicino che possedevano il feudo di Zibello già dal 1249 ed era ubicato all’interno delle antiche fortificazioni che successivamente vennero abbattute. Di stile tardo gotico, la sua iniziale destinazione fu duplice: residenza ed alloggiamento militare. In tempi successivi l’edificio venne trasformato e modificato, talchè si può dire che l’originaria costruzione rimangono oggi conservati soltanto la facciata sulla piazza, anche se con qualche manomissione, ed un loggiato in legno all’interno del cortile. L’inserimento del Teatro all’interno del Palazzo è avvenuta nel settecento. In origine aveva solo la platea, successivamente, nel 1827, si costruirono i palchi ed infine, nel 1913, il loggione. Mantiene tutt’ora l’originaria forma a ferro di cavallo con platea, un giro di palchi ed il loggione. Da rilevare i graffiti rinvenuti sui capitelli del colonnato che forma la facciata del palazzo. Il Po, le pestilenze, le invasioni o semplici… autografi trovano significativo e prezioso riscontro in queste scritte che cronisti ingenui, ma tuttavia sensibili ed attenti a quanto succedeva loro attorno, hanno traccaito. “O gran PO…”, “1705 Die…. maxima Padi excrement.” Ma dai laconici ripetuti messaggi con cui viene ricordata la peste, traspare il dramma che deve essere stato vissuto dalla popolazione per il diffondersi del contagio: “1629 pestis invasit Italiam” e poi ancora “1630 invasit Italiam esta(ta) gra(n)de mo(ria).” Era la terribile pestilenza descritta dal Manzoni che provocò a Parma 16/17.000 vittime e nel contado 60/70.000. Anche Zibello quindi non dovette essere esente dal morbo letale, se per ben due volte il suo ricordo è stato impresso nel mattone. “Per tanto si ritir.. le acque del Po sopra ivi… ove”, il Po è ricordato come, da sempre, protagonista in bene e in male della vita del nostro piccolo comune della Bassa.

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